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Apr, 2025
Affido. La teoria sull’attaccamento e il potenziale della famiglia affidataria di Sara Lenardon
Nella sua teoria sull’attaccamento, J.Bowlby intuì come questo processo relazionale rivesta un ruolo centrale nell’individuo, influenzando lo sviluppo della personalità dagli albori della crescita sino all’età adulta. Questo concetto racchiude in sé il significato del valore delle prime relazioni sociali instaurate con il contesto e, nel contempo, però, per i non addetti ai lavori, potrebbe essere fuorviante se letta come sentenza lapidaria vincolata alle proprie esperienze.
In questo breve articolo definiremo il concetto di teoria dell’attaccamento per comprenderne il significato ma vedremo anche come lo stile di attaccamento, possa essere altresì caratterizzato dalla possibilità di creare nuovi schemi relazionali, magari maggiormente funzionali, grazie anche ad esperienze travolgenti, complesse e potenzialmente positive come l’affido familiare.
Il comportamento di attaccamento si manifesta in una persona che ottiene o mantiene una prossimità nei confronti di un’altra persona, la figura di attaccamento, ritenuta in grado di affrontare il mondo in modo adeguato in quanto i legami emotivamente sicuri hanno un valore fondamentale per la sopravvivenza, fisica e psichica.
Con il termine attaccamento si fa riferimento allo “stile” relazionale mantenuto, vedremo successivamente cosa si intenda per “stile” di attaccamento. Il comportamento di attaccamento è attivato nella condizione di separazione dalla figura primaria, o dalla minaccia di essa, ed è “disattivato” con la nuova vicinanza. In sostanza lo “stile” è caratterizzante l’individuo nel suo modo di stare e approcciare al mondo mentre il comportamento è il momento in cui, lo specifico stile interiorizzato, si traduce nell’attivazione degli schemi relazionali ricercanti la “base sicura” desiderata. Secondo Bowlby il legame del bambino alla madre è prodotto dalle modalità di richiesta di attaccamento del bambino in relazione alle risposte di accudimento che la madre riesce a garantire. Se la richiesta del bambino sappiamo essere pressoché innata e istintuale, la risposta materna e l’attivazione del sistema di accudimento nell’adulto, non è sempre così pulita e certa poiché a sua volta è influenzata dalle proprie esperienze relazionali e da altre variabili di contesto e/o personali.
Quanto appena enunciato ci permette di comprendere come il concetto di relazione d’attaccamento si sia concretizzato, differentemente in diversi stili di cui: attaccamento sicuro, insicuro/evitante, insicuro/ambivalente e disorganizzato. Avere un attaccamento sicuro significa sentirsi sicuri e protetti; diversamente avere un attaccamento insicuro implica una moltitudine di emozioni concomitanti e contrastanti verso la propria figura primaria: amore, dipendenza, paura del rifiuto, vigilanza e irritabilità. L’attaccamento sicuro è la forma relazionale maggiormente funzionale al benessere presente e futuro del bambino. Le condizioni affinché questo si instauri derivano da un atteggiamento di “disponibilità” e “prontezza ponderata” delle figure di riferimento, con particolare attenzione: alla capacità di comprensione e lettura dei bisogni del bambino, impliciti ed espliciti che siano, alla sintonizzazione affettiva e alla risposta comportamentale adeguata ovvero al saper esserci in modo appropriato e costante. Le conseguenze positive nel bambino implicheranno l’apprendimento di funzioni fondamentali per lo sviluppo: fiducia e reciprocità, esplorazione dell’ambiente con sicurezza, autoregolazione emotiva e molto altro.
Fermo restante che la gran parte della popolazione gode di un attaccamento sicuro, potremmo ipotizzare che i minori che per varie ragioni si trovino a dover vivere un allontanamento temporaneo o definitivo dal loro nucleo di origine, rientrino nel campione concretizzante stili di attaccamento meno funzionali al benessere psicologico: insicuri e/o disorganizzati a seconda delle dinamiche relazionali a cui sono stati esposti.
Considerando questa constatazione e tenendo a mente quanto esposto sino ad ora, è auspicabile però immaginare come, l’esperienza di affido familiare, possa diventare nel suo progressivo sviluppo, un’occasione riparativa e proponente nuove modalità relazionali. L’affido implica l’entrata in gioco di molte componenti relazionali: dalla famiglia d’origine, alla rete dei Servizi coinvolti alla presenza stessa di una famiglia affidataria che, nel suo ruolo, oltre a poter sostenere il processo di riparazione relazionale con il nucleo d’origine, può, in un’ottica non salvifica ma di presentazione di uno stile relazionale funzionale, favorire la creazione di nuovi schemi d’interazione nel minore stesso, poiché inserito in un contesto esperienziale totalmente nuovo.
Rispetto al tema presentato, in definitiva, è importante che come famiglie affidatarie si possa partire da alcune semplici ma importanti consapevolezze per divenire esempi “sufficientemente buoni” verso i minori accolti: l’indagine e la consapevolezza circa la propria proposta relazionale, la comprensione del significato di sistema d’attaccamento come aspetto interiorizzato nella persona, l’accettazione di come sia più “semplice” favorire la riparazione di una relazione già esistente piuttosto che la costruzione di nuove e molteplici basi sicure, l’assunzione del potenziale che si rappresenta nel momento in cui si compie la scelta di “essere” famiglia affidataria ovvero essere potenzialmente promotori di un cambiamento, di una riparazione e di una ricostruzione di quello che è il proprio modo di leggere le relazioni con sé stessi e con il mondo.
Sara Lenardon, psicologa psicoterapeuta sistemica relazionale e familiare, libera professionista privata e convenzionata presso l’ASFO, supervisore per L’Arcobaleno delle famiglie affidatarie, conduce gli incontri di mutuo aiuto Esperienze a confronto e collabora alla realizzazione del Per-corso Verso l’Affido.

