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Apr, 2025
La Relazione Educativa, l’arte dell’equilibrio, della perseveranza e del coraggio di Marco Napoletano, Matteo Maria Giordano, Sonia Marcon
Quando i figli sono in difficoltà, i genitori si pongono (giustamente) un sacco di domande:
“Faccio bene a intervenire o è meglio che se la cavi da solo e si faccia le ossa?”
“E se poi sbaglio e le cose prendono una brutta piega?”
“Lo aiuto o lo lascio sbagliare?”
“Non sarò troppo presente? O troppo poco?”
Se poi bambini e ragazzi manifestano le loro difficoltà con atteggiamenti che non sappiamo decifrare, la crisi dei figli rischia di diventare anche la nostra, e ci sentiamo come se dovessimo azzeccare una scelta “giusta” che non conosciamo, rischiando uno “sbaglio” che potrebbe risultare irreparabile.
L’educazione, però, è l’arte dell’equilibrio, della costante correzione, del procedere per tentativi ed errori, dove “errore” sta per “errare”, cioè costruire una strada man mano che la si percorre. Per questo aiutare i figli richiede innanzitutto padronanza delle nostre difficoltà, che sono una condizione umana, e consapevolezza del fatto che la risposta “giusta” non esiste. Si tratta piuttosto di saper dosare ed integrare le due anime del ruolo educativo: il codice paterno e il codice materno. Nei momenti di fragilità dei figli ci vogliono infatti comprensione, empatia, disponibilità all’ascolto, ma allo stesso tempo fermezza per contenere gli eccessi, coraggio di assumere delle decisioni anche impopolari per il loro bene. Non si tratta di scegliere l’una o l’altra strada, ma di saperle integrare e correggere in tempo reale a seconda della situazione.
Difficile? Ovviamente. Ma lo sappiamo che il mestiere dei genitori è il più difficile del mondo: allora meglio diffidare di facili formulette ed accettare piuttosto la complessità, che rende l’educazione un compito impegnativo, ma anche il più appassionante e meraviglioso.
Marco Napoletano
Lo Smartphone è spesso vissuto dalle nuove generazioni come una protesi, come qualcosa da cui non potersi separare mai. Tutto ciò suscita nei genitori il timore (e talvolta l’ansia) che i propri figli possano sviluppare una dipendenza patologica. Non sempre per fortuna è così, ma quando succede ci sono dei segnali che possiamo cogliere per prevenire un malessere di cui spesso il rifugiarsi negli schermi può diventare il sintomo più evidente. La tecnologia si può così trasformare in un rifugio sicuro, in un modo per sfuggire ad una realtà che non piace e non appaga, un anestetico ai propri dolori adolescenziali, una trappola da cui diventa difficile liberarsi.
Matteo Maria Giordano
L’esempio degli adulti parla più forte di mille discorsi. Come si può essere incoraggianti e buoni consiglieri dei figli se non nutriamo la nostra mente e il nostro cuore di speranza e fiducia in noi stessi, negli altri e nella vita? Nel laboratorio cercheremo di aiutarci a coltivare un dialogo interiore realisticamente ottimista perché si traduca in un dialogo esteriore, in primis con i figli, che sia davvero incoraggiante e di supporto soprattutto nei momenti di fatica e frustrazione.
Sonia Marcon

